Famiglie

Le famiglie ad Assisi

settembre '13

Dal 27 al 29 settembre le famiglie della parrocchia compiranno l’ormai tradizionale pellegrinaggio di inizio anno ad Assisi. La parola “pellegrinaggio” richiama alla mente immagini lontane nei secoli, quando si partiva a piedi, si viaggiava e ci si sosteneva con mezzi di fortuna. Il tempo era dilatato (mesi e anni per arrivare ai luoghi “forti” della cristianità), spesso era privilegiata l’esperienza della solitudine.

Quale significato ha oggi un pellegrinaggio? Che cosa si cerca? E perché si parte? Verso quali destinazioni?

L’esperienza del pellegrinaggio parrocchiale ad Assisi (un fine settimana per una cinquantina di adulti, coppie e singoli) ha avuto inizio qualche anno fa ed è diventata un momento atteso e di grande importanza per ciascuno e per la comunità.

Assisi è il luogo che ha fatto da cornice alla vita e alla predicazione del “Santo poverello”. Percorrere a piedi la piccola città che conserva i segni della presenza di Francesco è già in qualche modo meditare sugli eventi prodigiosi che lì si sono svolti: la rinuncia pubblica alle ricchezze, la scelta della più totale povertà, l’amore incondizionato per gli ultimi, il seguire Cristo fino all’estremo. Angoli diversi di Assisi recano memoria delle conversioni che hanno visto protagonisti Francesco, Chiara, Bernardo da Quintavalle, i primi fraticelli…

Il senso del pellegrinaggio oggi è allontanarsi fisicamente dai luoghi soliti, dove si vive e si lavora, e cercare un po’ di deserto in altri luoghi, che esprimono la possibilità di scelte cristiane più coerenti e radicali. Nei giorni di Assisi si riflette e si prega sia in gruppo sia individualmente, ma non mancano momenti di confronto e di svago. Nel corso degli anni è stata per noi guida preziosa nelle riflessioni Suor Elena, una giovane suora alcantarina, e molti spunti di meditazione sono passati anche attraverso la contemplazione di affreschi della basilica inferiore di San Francesco.

I giorni di Assisi sono l’occasione per ognuno di noi di far tacere, sia pure per poco, il ritmo consueto, a volte frenetico, della quotidianità, di provare a scendere nel proprio intimo, di mettersi in ascolto della Parola di Dio. È soprattutto importante non fermarsi su “quello che non va” nella nostra vita comune e nella fede. La riflessione comune e la condivisione aiutano a non scoraggiarsi, anche se spesso la vita fa sentire il suo peso.

Assisi lascia il segno quando la persona vede aprirsi altre strade o semplicemente accetta fino in fondo quello che è il disegno di Dio sulla sua vita. Se c’è cambiamento in noi, inevitabilmente cambia la relazione con i fratelli. Vivere questa esperienza come gruppo parrocchiale ha senso perché, senza mutare radicalmente la situazione esistente, ci chiama a una presenza maggiore e più responsabile all’interno della comunità.

Di grandissima importanza è il fatto che a questo pellegrinaggio ha sempre partecipato il nostro parroco: il tempo “privilegiato”, seppur breve, di Assisi favorisce il dialogo e la progettazione delle iniziative future.

I tre giorni vengono tradizionalmente conclusi con l’incontro con don Gianfranco Lajolo, che opera adesso nelle vicinanze di Assisi dopo essere stato per tanti anni nel chierese in prima linea nel recupero dei tossicodipendenti. Nella comunità di don Gianfranco vediamo realizzati i principi francescani dell’umiltà, dell’accoglienza agli ultimi, dell’illimitata fiducia nell’agire di Dio nella storia individuale e comunitaria. Si può così tornare alle nostre case pieni di speranza e rinvigoriti, decisi a sperimentare, almeno in piccolissima parte, la “perfetta letizia” di Frate Francesco.

 

Valeria

Generare la vita vince la crisi

febbraio '13

Domenica 3 febbraio in tutta Italia si celebra la XXXV Giornata per la vita.

Il significato di questa giornata è ben espresso in alcuni passaggi del messaggio dei Vescovi italiani, che colgono nelle attuali difficoltà economiche e sociali il segno di una crisi più radicale. “La crisi del lavoro – scrivono i Vescovi – aggrava la crisi della natalità e accresce il preoccupante squilibrio demografico che sta toccando il nostro Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione priva la società dell’insostituibile patrimonio che i figli rappresentano, crea difficoltà relative al mantenimento di attività lavorative e imprenditoriali importanti per il territorio e paralizza il sorgere di nuove iniziative. A fronte di questa difficile situazione, avvertiamo che non è giusto né sufficiente richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale.”

Tutto questo ci interroga e ci provoca: “Il momento che stiamo vivendo – continuano i Vescovi – pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società. Quest’esperienza è alla radice della vita e porta a “essere prossimo”, a vivere la gratuità, a far festa insieme, educandosi a offrire qualcosa di noi stessi, il nostro tempo, la nostra compagnia e il nostro aiuto”.

In questa linea si muove e opera il Centro di aiuto alla vita (CAV) di Chieri, da anni impegnato nel sostegno alle madri in difficoltà. Nel 2012 sono state seguite, con varie forme di aiuto, 130 mamme e si è salutata con gioia la nascita di 30 bambini. La casa di accoglienza “Sorriso” ha ospitato 10 ragazze con i loro bambini. Per facilitare il passaggio delle mamme dalla casa di accoglienza a una sistemazione definitiva, è disponibilenel centro di Chieri un monolocale, dove la madre ospitata può, in tempi più lunghi, raggiungere l’autonomia totale.

Continuando l’iniziativa nata nel 2010, nell’anno passato sono state fornite borse spesa mensili di 50 euro, destinate a bambini da zero a tre anni, le cui famiglie si trovano in grave difficoltà economica, per un totale di circa 15.000 euro.

Questi interventi richiedono un notevole impegno, sia economico sia di ore di volontariato. Per finanziare le loro attività, sabato 2 e domenica 3 gli operatori del CAV offriranno davanti alle chiese di Chieri vasetti di primule, certi di una risposta sensibile e generosa.

Presso la propria sede nella Cittadella del volontariato il CAV raccoglie abbigliamento infantile fino ai tre anni, carrozzine, lettini, giocattoli e quanto è necessario per i neonati. C’è tanto bisogno di nuovi volontari disponibili a servire la vita, mettendo a disposizione ogni settimana un po’ del proprio tempo.

 

Per il testo integrale del Messaggio per la XXXV Giornata per la vita, vai al sito www.chiesacattolica.it/famiglia

 

Il CAV di Chieri si trova in via Giovanni XXIII n. 8 ed è aperto il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 11.00. Tel. e fax 011.9471697; cell. 333.6109423; e-mail: cavchieri@libero.it.

Chieri parla di Don Bosco

gennaio '13

In Piemonte Chieri è conosciuta per i grissini e i tessuti, in Italia e nel mondo Chieri è nota per Don Bosco. E quando si viene a Chieri per la prima volta la presenza di Don Bosco si respira nell’aria, ti sembra che potresti incontrarlo da un momento all’altro all’altare della Madonna delle Grazie in Duomo, o all’albergo del Muletto in Piazza Cavour, o nella chiesa di San Filippo, o per le vie della città. Chieri parla di Don Bosco. A Chieri infatti è vissuto giorno dopo giorno percorrendo le strade della gente per dieci lunghi anni. “Dieci anni che valgono una vita”, disse l’amato ex sindaco di Chieri, Secondo Caselle. Dieci anni in cui Chieri e i chieresi hanno formato la vita, il carattere, la professionalità, i progetti dell’adolescente Giovanni Bosco. A Chieri Don Bosco mette le basi della sua vita per i giovani. A Chieri, in particolare, vive una forte e intensa esperienza di amicizia: con il Comollo, suo compagno di seminario che morirà prematuramente, con Giona, l’ebreo che grazie a lui si convertirà al cristianesimo, con i ragazzi della Società dell’allegria, con Carlo Bertinetti (che gli lascerà in eredità la sua casa, oggi Istituto Santa Teresa). Amicizie profonde e preziose che lasceranno nel suo cuore tracce indelebili. Amicizie grazie alle quali Don Bosco darà molta importanza all’amicizia e alla confidenza nell’educazione dei giovani. Ancora a Chieri Don Bosco rafforza e matura la sua amicizia con Gesù, consolida la conoscenza di Lui negli studi del seminario e cura il rapporto con Gesù nella partecipazione alla Messa in San Filippo, e nella preghiera in Duomo, in S. Antonio, in S. Domenico, a San Giorgio! E a Chieri Don Bosco mette le fondamenta della sua grande opera educativa: impara dall’esperienza cosa vuol dire scommettere la propria vita per l’educazione dei giovani. Chieri ha decisamente dato moltissimo a Don Bosco.
Il 30 gennaio 2012 passò a Chieri il nono successore di Don Bosco. Salutando la comunità educante dell’Istituto Santa Teresa, Don Pascual Chavez ci incoraggiò ad essere oggi per i bambini, i ragazzi e i giovani quello che i chieresi riuscirono ad essere per Giovanni Bosco da quando aveva sedici anni fino ai ventisei. Penso che l’augurio per questa festa di Don Bosco, a soli due anni dal bicentenario della sua nascita (16 agosto 1815). possa essere proprio questo: che la comunità di Chieri possa prendersi cura dei giovani con la stessa passione, la stessa fede, la stessa generosità e dedizione dei chieresi del 1831; che i giovani si sentano accompagnati nella loro crescita da amici adulti che credono nei loro sogni; che tutti insieme possiamo costruire un ambiente in cui ci si senta accolti dalla testimonianza di “buoni cristiani e onesti cittadini” che vivono la santità del quotidiano “stando molto allegri”, certi che “in ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene”.
Buona festa di Don Bosco!


Suor Manuela
 

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