Il Coro
Dietro l'altare: il coro databile verso il 1480, forse donato da Caterina Robbio e attribuito alla bottega di Baldino e Urbanino da Surso. In legno di noce, in stile gotico, con motivi vegetali e statue di Angeli, Santi e Profeti, il coro è uno degli oggetti artistici più pregevoli del Duomo. Da sinistra, queste le piante scolpite (intercalate a gigli, simbolo di purezza virginale), forse perché legate al sostentamento e alla cura quotidiana, o forse per motivi simbolici: il cardo con tre cardellini (la Passione), il nespolo (protezione contro le streghe), la malva (calma e sobrietà), il nocciolo (la Resurrezione), ancora un nespolo, un altro nocciolo con due scoiattoli, il fico (la fecondità) e il castagno (la castità). Ai due estremi, sulle fiancate degli stalli: a destra, la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e l'Ascensione; a sinistra, l'Arca di Noè, con gli animali a coppie che si imbarcano. Sono scolpite anche le due porte: quella di destra (finta) con l'Annunciazione e l'Adorazione dei Magi; quella di sinistra con l'Assunzione di Maria e la Fuga in Egitto. Da notare due dettagli curiosissimi: la Madonna è portata in braccio da Gesù e, tra gli apostoli che la guardano, uno ha in mano una cintura. Si tratta di Tommaso, incredulo a oltranza, cui la Vergine offre un oggetto per testimoniare l’avvenuta salita al cielo. Al centro del coro il grande badalone, ovvero il leggio, scolpito nel 1660 da Pietro Botto. Sulla parete destra da notare anche il chiariglione, un'antichissima ruota con appesi 17 campanelli, privilegio delle maggiori collegiate, usato per segnare l'inizio delle funzioni solenni.