La storia del Duomo

Cappella del Corpus Domini

L'attuale cappella venne ampliata e rifatta in stile barocco tra il 1651 e il 1661. La pala d'altare è di Bartolomeo Caravoglia (1669), e rappresenta Il Santissimo Sacramento adorato da papa Gregorio Magno tra le Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità). Sulle pareti laterali, a sinistra, ci sono le seguenti tele: Davide che danza di fronte all'Arca dell'Alleanza e Abramo con i tre angeli, entrambe di Giovanni Antonio Mari, 1690-91; a destra: La cena in Emmaus e La moltiplicazione dei pani e dei pesci, entrambe di Sebastiano Taricco, 1690. Tutte le tele hanno in un angolo il simbolo della Compagnia del Corpus Domini, che aveva il patronato della cappella. Una curiosità: sotto ciascuna tela si trova un affresco seicentesco, con soggetti biblici, celato alla vista dal dipinto che lo copre. Gli stucchi sono opera di Tommaso Carlone, Francesco Garove e Giov. Luca Corbellino. Nella cupola è affrescato il trionfo dell'Eucarestia, con profeti e patriarchi. Sulla volta a botte, a destra “La caduta della manna nel deserto”, al centro “La cacciata dal cielo degli angeli ribelli” e a sinistra “Giosuè che ferma il sole”. Sul muro, a sinistra dell'altare, c'è una lapide del 1509, attribuita a Matteo Sanmicheli: fu scolpita in memoria del podestà di Chieri Agamennone Scoto.

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